INTRODUZIONE
Sebbene l'utilizzazione dell'energia elettrica si sia massicciamente diffusa da un centinaio d'anni, il problema della protezione dai campi EM alle ELF è stato preso in considerazione solo verso la metà degli anni sessanta.
Particolare preoccupazione hanno destato (spesso in maniera allarmistica tra la popolazione) le linee di trasmissione dell'energia ad alta tensione, in prossimità delle quali sono stati rilevati da alcuni studi epidemiologici effetti dannosi per la salute dell'uomo. Il proposito di aumentare la tensione a valori superiori ad 1 MV ha causato una forte opposizione da parte dell'opinione pubblica che ha indotto ritardi e talvolta rinunzie all'installazione di nuove linee ed apparati (in realtà laumento della tensione trasportata produce chiaramente un incremento del campo elettrico in prossimità dellelettrodotto ma allo stesso tempo fa sì che il numero di elettrodotti impiegati possa essere ridotto di un fattore ben più grande di quello relativo allaumento di tensione; bisogna stabilire se è meglio avere una zona interessata meno vasta con campi più elevati o una più estesa ma con campi più bassi).
Il costo economico e sociale associato a questa problematica è elevato, per questo motivo è fortemente sentita la necessità di analizzare a fondo l'influenza dei campi EM sull'uomo, per arrivare a definire esatti valori di soglia per possibili effetti biologici ed istituire adeguate normative.
I primi studi sugli effetti dell'esposizione dell'uomo a campi EM a basse frequenze furono condotti da alcuni medici sovietici (Asanova e Rakov, 1966; Sazanova, 1967), i quali riportarono semplicemente alcuni disturbi avvertiti da gruppi di lavoratori impiegati presso stazioni di trasmissione ad alta tensione. Tali studi, piuttosto qualitativi, stimolarono un gran numero di ricerche i cui esiti sono, purtroppo, ancora oggi dibattuti.
E' del 1986 invece una Conferenza Internazionale a cui parteciparono 21 paesi tra i più industrializzati, aventi reti di trasmissione dell'energia elettrica a diverse tensioni (come si può vedere in tab. 1 dove è anche riportata la lunghezza delle tratte). Scopo dell'incontro era quello di confrontare le esperienze acquisite dai diversi paesi e di conoscere i livelli di campo effettivamente presenti sotto le linee ad alta tensione ed i risultati delle ricerche in corso. Gli esiti dell'incontro non furono molto incoraggianti, in quanto mostrarono che non tutti i paesi erano in grado di effettuare delle precise misurazioni e quindi fornire i valori di campo presenti sotto le linee ( gli effetti biologici, inoltre, erano conosciuti poco approfonditamente): in particolare circa la metà dei paesi non aveva né regole né linee guida che definissero limiti per l'intensità dei campi EM, cinque avevano limiti imposti, direttamente od indirettamente, da dipartimenti pubblici e cinque avevano delle regole di progettazione per le nuove linee ad alta tensione ma non prevedevano in alcun modo l'ammodernamento delle vecchie.
La conoscenza dei valori di campo effettivamente presenti sotto le linee ad alta tensione, così come in altre condizioni di esposizione, costituisce il primo passo per sviluppare standard di protezione. Nel seguito si illustreranno i criteri, sui quali peraltro esiste un sensibile accordo internazionale, che permettono di quantificare i livelli di pericolosità. Si vedrà come, alle frequenze in esame, gli effetti dei campi EM siano direttamente correlabili alla densità di corrente indotta nell'organismo esposto a tali campi; si vedrà inoltre quali siano gli effetti biologici di tali correnti indotte e quali i livelli massimi per esse, ed infine in che modo vengano imposti livelli massimi per i campi esterni che assicurino all'interno del soggetto esposto una densità di corrente non superiore al livello massimo ammesso. Si deve mettere in evidenza la difficoltà nella conduzione di tale studio: nella sperimentazione di laboratorio per stabilire i livelli suddetti si utilizzano modelli biologici ellissoidali che non tengono quindi conto della grande influenza che hanno sui campi a bassa frequenza la particolare struttura fisica del soggetto e l'estensione dei suoi organi (come verrà meglio mostrato in seguito). Su questa misure che sono comunque cautelative nei confronti del cittadino si basano, praticamente, tutte le normative vigenti.
Nella seconda parte di questo lavoro verranno presentati alcuni standard di sicurezza adottati da diversi paesi.
Il termine standard, in accordo con una definizione generalmente adottata, indica un insieme di regole che sono istituite allo scopo di salvaguardare la sicurezza del singolo e della comunità, in questo caso riducendo, entro limiti accettabili, i rischi associati all'esposizione a campi EM a bassa frequenza. Tali regole possono specificare i livelli massimi di campo che possono essere raggiunti in alcuni punti, il livello massimo a quale è permessa l'esposizione dell'intero corpo o di alcune parti di esso, oppure possono dare indicazioni per il progetto e la costruzione di impianti o limitare l'accesso ad aree specifiche.
Gli standard si dividono in "regolamentazioni" e "linee guida": le prime vengono promulgate nell'ambito di uno statuto legale e quindi sono obbligatorie, le seconde invece danno solo delle raccomandazioni. In tab. 1 si noti che i paesi che utilizzano tensioni più elevate sono quelli con estensione maggiore: aumentando la tensione si riesce a ridurre la corrente trasportata a parità di potenza, il che permette di ridurre la dissipazione sulla linea (proporzionale al quadrato della corrente)