Cap3 Distinzione degli effetti sul
sistema biologico
Effetti termici e non termici: definizioni
e distinzioni.
Si possono dividere gli effetti
dell’interazione bioelettromagnetica sul sistema biologico in
termici e non termici ; sono del primo tipo quegli effetti che provocano
aumento generale o localizzato della temperatura oppure l’intervento del
sistema di termoregolazione. Con riferimento agli effetti termici
si cerca di capire in che maniera è possibile avere, dal punto di
vista fisico, una deposizione di energia sul corpo biologico in modo da
avere un riscaldamento (fenomeno fisico rilevabile macroscopicamente).
L’obiettivo diviene quindi quello di collegare ciò che avviene a
livello molecolare con ciò che avviene a livello macroscopico. Applicando
un segnale elettromagnetico, una generica molecola tende a seguire la variazione
di direzione del campo elettromagnetico ed è quindi obbligata a
muoversi in maniera non casuale. Questo comportamento è caratteristico
della molecola solo fino a determinate frequenze; ad una certa frequenza
si avrà, infatti, una situazione nella quale alcune molecole riusciranno
ancora a seguire le variazioni del campo ed altre no. Si determinerà,
perciò, un fenomeno di attrito tra le molecole ferme e le molecole
in movimento; le particelle che si muovono prendono energia dall’esterno
e la cedono alle particelle ferme e, se il sistema non cede energia all’ambiente
circostante, si ha un aumento dell’energia dissipata con un aumento
globale della temperatura.
Questo è proprio il legame
al quale si era interessati tra effetto termico fisico esterno e
azione fisica interna. Il tasso di deposizione di energia all’interno del
sistema sarà funzione delle caratteristiche del materiale, oltre
che del segnale incidente e delle modalità di interazione.
In conclusione, gli effetti di tipo
termico sono abbastanza noti, partendo dall’azione a livello microscopico
si risale ad una descrizione macroscopica delle proprietà elettriche
delle cellule, delle macromolecole e dei tessuti (la descrizione macroscopica
si ridurrà, fondamentalmente, allo studio delle caratteristiche
della costante dielettrica e)
arrivando a determinare il campo interno alla struttura (Eint)
. Dopo aver calcolato Eint si determina la potenza
depositata all’ interno del materiale e si definisce infine un tasso temporale
di assorbimento di energia per unità di volume (SAR); l’effetto
di tipo termico sul corpo è causato proprio da questa cessione
di potenza (Tabella 3). E’ così
dimostrato che la catena per arrivare dall’applicazione del campo all’effetto
termico è conosciuta (è un problema di elettromagnetismo
nel quale i tessuti biologici sono caratterizzati dalla loro costante
dielettrica e).
Passando adesso agli effetti
non termici questi sono documentati a livello di coltura cellulare,
di cellula (membrana / nucleo) e a livello molecolare. La cellula è
una struttura piuttosto complicata capace di percepire azioni o disturbi
esterni ed è in grado di reagire; una cellula perturbata è,
in un certo senso, in grado di "difendersi" scambiando continuamente informazioni
di tipo chimico ed elettrico con l’esterno. Gli effetti che si riscontrano
a questo livello sono: risonanze molecolari, alterazioni dei potenziali
di membrana (potenziale DC, alterazione frequenza di firing), aberrazione
del DNA e riattivazione delle cellule quiescenti (cellule a riposo
che, sotto l’azione del campo, sono spinte a riprodursi). I parametri fisici
di interesse sono le forze e le coppie sulle cariche (ioni ed elettroni)
e sulle molecole dipolari (permanenti o indotti). (Tabella 3)
Dal livello microscopico, nel quale
si osserva un effetto locale, si dovrebbe poi passare ad uno macroscopico
(tessuto), mediante una serie di processi biologici (trasmissione, integrazione,
trasformazione); il completamento di questo percorso è, però,
un processo complesso e spesso irresolubile. Recentemente effetti non termici
sono stati osservati ed alcuni usati nella pratica clinica; non esiste,
però, un legame ben definito fra meccanismo biofisico ed effetto
riscontrato. Potrebbe esserci, per esempio, un legame tra la lunga
esposizione a campi ELF e l’elevata incidenza di tumori in alcune
categorie di persone, ma non esiste un modello che, dal fenomeno di interazione
microscopica, possa spiegare teoricamente l’effetto osservato (così
come avviene, invece, per gli effetti termici). E’ chiaro allora che, se
il campo agisce sulla cellula e il fenomeno viene trasmesso o trasformato
in qualcos’altro, risulta difficile, una volta osservato un effetto ben
preciso, tornare indietro: si dovrebbe conoscere approfonditamente quello
che avviene nella cellula ma, per il momento, questo non è alla
portata dei biologi. E’, quindi, proprio la difficoltà di collegare
tutti gli anelli della catena causa-effetto a rendere lo studio degli effetti
non termici più complesso di quello degli effetti termici.
Anche per gli effetti non termici
bisogna considerare dei fenomeni cumulativi: le cellule sono sollecitate
da quelle vicine (effetti ripetitivi).
Per schematizzare la differenza tra effetti termici e non termici si
introduce la Tabella 3:
TABELLA 3
LIVELLO
CLASSIFICAZIONE
TERMICO
NON TERMICO
|
Parametri
|
Effetti
|
Parametri
|
Effetti
|
Molecola
|
P (vettore di polarizzazione)
|
Spostamento ionico, polarizzabilità
|
t,k (parametri cinetici)
|
Polarizzabilità, legame a Ligando, trasporto di ioni
|
Cellula
|
Microdosimetria
|
Polarizzazione Drift losses
|
Processi di modellamento
|
Alterazioni delle funzioni biologiche
|
Tessuto
|
e (costante dielettrica)
|
Polarizzazione macroscopica e Drift losses
|
Parametri biochimici
|
Alterazione delle comunicazioni, mitosi cellulare
|
Organo
|
SAR
|
Riscaldamento
|
Parametri fisiologici
|
Alterazioni funzionali( per esempio variazioni del sistema immunitario)
|
Organismo
|
DT
|
Termoregolazione
|
Terapia di cura
|
Ricostruzione ossea, cancro
|
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Dosimetria
Se si considera un materiale biologico sottoposto ad un campo elettromagnetico
esterno e si riesaminano le considerazioni fatte a proposito degli effetti
termici sui materiali si comprende l’importanza di sapere quanto campo
viene depositato all’interno del soggetto biologico; questo aspetto viene
trattato dalla dosimetria.
La dosimetria permette di caratterizzare i tessuti dal punto di vista
elettromagnetico; questa caratterizzazione avviene tramite la costante
dielettrica e; successivamente si calcola,
con metodi numerici, il campo interno al materiale (per fare ciò
bisogna conoscere le caratteristiche della sorgente, del soggetto e le
condizioni al contorno). Una volta ottenuti i valori del campo interno,
si presenta il problema di determinare un livello per il quale le radiazioni
incidenti diventano nocive per il soggetto esposto.
La sorgente viene caratterizzata dal tipo (ad esempio antenne isotropa
o direttiva), dalla forma (antenne a stilo, a parabola), dalle dimensioni
e dalla frequenza di trasmissione.
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Regione di interazione: distinzione
tra campo vicino e campo lontano.
Un altro aspetto fondamentale da considerare è la zona di interazione
: vi è, cioè, la distinzione tra campo vicino e campo
lontano che rende la trattazione del problema elettromagnetico nettamente
diversa:
Regione di interazione
Campo lontano
|
Campo vicino
|
non c'è accoppiamento tra sorgente e soggetto
|
abbiamo fenomeni di accoppiamento
|
Nel caso di campo vicino, la sorgente, interagendo col corpo, cambia
le sue capacità radiative (risente della presenza del corpo): da
un punto di vista matematico ciò vuol dire cambiare le condizioni
al contorno e, quindi, la soluzione del problema. L’approssimazione di
campo vicino si applica, ad esempio, per i telefonini o le saldatrici a
microonde mentre quella di campo lontano può essere applicata ai
trasmettitori televisivi.
Le caratteristiche dell’interazione variano anche a seconda della struttura
irradiata ; in questo ambito diviene rilevante il problema che si presenta
quando bisogna trasferire le informazioni ricavate dagli esperimenti
di laboratorio effettuati su animali all’uomo; tutto ciò risulta
difficile poiché intervengono fattori biologici e fattori di scala.
Un ultimo aspetto da considerare, per la soluzione del problema elettromagnetico,
è la differenza tra l’esposizione al campo esterno di tutto il soggetto
o solo di una sua parte.
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