CAP.2 La Termoregolazione
2.1 Reazioni
del sistema termoregolatorio alle variazioni di temperatura
2.2
Modello dell' equilibrio termodinamico
2.1 Reazioni del Sistema Termoregolatorio
alle Variazioni di Temperatura
Un soggetto esposto, per un certo periodo, ad un campo EM si riscalda;
ma la variazione della sua temperatura interna non è proporzionale
all' assorbimento di energia EM, poiché tutti gli animali endogeni
(a sangue caldo), quindi l'uomo, reagiscono ai cambiamenti di temperatura
con il loro sistema di termoregolazione.
In aria secca, un individuo nudo è capace di mantenere indefinitamente
una temperatura interna normale, attorno ai 37 °C; temperature somatiche
superiori a 40 °C (alle quali alcune proteine coagulano) e inferiori
a 35.5°C sono ritenute pericolose. La temperatura somatica è
quasi completamente regolata da meccanismi nervosi a feedback e quasi tutti
questi operano mediante i centri della regolazione della temperatura che
si trovano nell'ipotalamo.
Affinchè questi meccanismi di feedback possano operare devono
esistere dei recettori della temperatura somatica. I sensori della temperatura
si trovano sia all'esterno, sulla pelle, sia in varie strutture interne,
cervello compreso. I sensori sono dei neuroni, alcuni dei quali sono sensibili
al caldo, altri al freddo.
L' ipotalamo funziona come un termostato: quando rileva che la temperatura
somatica è troppo alta entra in funzione un processo per dissipare
il calore, che impiega due meccanismi:
1. dilatazione dei vasi ematici su tutta la superfice
corporea.
2. aumento della sudorazione (si nota che la dispersione
di calore tramite sudorazione risulta consistente).
Quando invece la temperatura è troppo bassa si ha :
1. vasocostrizione cutanea.
2.
piloerezione.
3. aumento
della produzione di calore mediante il brivido.
Nella tabella 1 sono elencate le varie reazioni alle diverse temperature
esterne senza umidità.
Tabella 1
C° |
Sensazioni
|
Responso fisiologico
|
Rischi per la salute
|
45°
|
Intollerabile |
Riscaldamento rapido del corpo; fallimento del sistema di termoregolazione |
Collasso cardiocircolatorio |
40°
|
Molto fastidio,
caldo |
100% della superficie corporea ricoperta da sudore |
Esposizione temporanea pericolosa |
35°
|
Fastidio, caldo |
|
Possibile colpo di calore |
30°
|
Leggero fastidio |
|
|
25°
|
Zona di comfort |
25% della superficie corporea ricoperta da sudore |
Nessun pericolo |
20°
|
Leggero fastidio, freddo |
Vasocostrizione nei piedi e nelle mani |
Dolori muscolari, diminuzione della circolazioneperiferica |
Importante è sottolineare che si passa da valori di temperatura
per i quali il sistema termoregolatorio riesce a smaltire il calore in
eccesso più o meno facilmente a valori per cui l'eccesso di calore
porta al collasso cardiaco. Se il tasso di umidità è non
nullo, si ha maggiore difficoltà a smaltire il calore in eccesso,
in quanto l'evaporazione è ostacolata.
Il funzionamento del sistema termoregolatorio è dunque schematizzabile
con un sistema a controreazione:
Fig.1
dove TR è la temperatura
di riferimento del termostato ipotalamico, TB
la temperatura corporea e L l'aumento di temperatura dovuto ad esercizio
fisico.
Infatti quando si è sottoposti a stress fisico, si ha una produzione
interna di calore che deve essere dissipato per evitare un eccessivo riscaldamento
corporeo, quindi intervengono la sudorazione (le ghiandole sudoripare portano
acqua sulla superficie della pelle che evapora raffreddando il corpo) e
la variazione di tono dei vasi sanguigni (vasodilatazione, l'afflusso di
sangue alla periferia del corpo può aumentare anche di 10 volte
per ottenere una maggiore dissipazione di calore). L'esercizio fisico è
visto come un aumento del metabolismo del soggetto.
Nel caso di stato febbrile si ha l'innalzamento del punto di riferimento
del termostato ipotalamico; le sostanze che provocano questo effetto sono
dette pirogene. Quando ciò accade entrano in azione tutti i meccanismi
deputati all'aumento della temperatura somatica; dopo poche ore la temperatura
somatica si innalza. Tutto ritorna nella normalità quando, con somministrazione
di antipiretici, o perchè l'infezione eventualmente presente cessa,
il livello del termostato torna su livelli non patologici.
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2.2 Modello Dell' Equilibrio Termodinamico
L'equilibrio termodinamico tra il soggetto e l'ambiente esterno può
essere analizzato tramite un modello :
M ±
W = ± R ± C ± E ±
S
[W] o [W/m2]
(1)
che esprime la conservazione dell'energia.
Nel primo membro della (1) si ha :
M è il termine che tiene conto del calore prodotto dal
processo metabolico (in caso di crisi ipoglicemica si ha sensazione, non
reale, di freddo). Nel nostro organismo avviene una reale combustione provocata
dalla metabolizzazione di grosse quantità di ossigeno (circa 250
ml/min in situazione di riposo, cioè in ambiente termicamente neutro,
a riposo fisico e mentale e ad almeno 12 ore dai pasti) per la trasformazione
"locale" (nelle cellule) dell'ATP in ADP. La capacità di produrre
calore è ovviamente funzione dello stato biologico del soggetto
(peso, dieta) e soprattutto delle funzioni endocrine. La maggior parte
del calore viene prodotto nel tronco, nelle viscere e nel cervello e, successivamente
(in breve tempo) tramite il sangue viene trasferito al resto dell'organismo.
W tiene conto, invece, del tasso di potenza con cui viene fatto
lavoro dal corpo e rappresenta l'aumento del metabolismo per esercizio
fisico.
Al secondo membro della (1) troviamo i termini che rappresentano
l'energia ceduta all'ambiente:
R tiene conto del fatto che ogni corpo irradia verso l'esterno
a infrarosso (effetto limitato dalla presenza degli indumenti).
S rappresenta il calore immagazzinato dal corpo.
C rappresenta il termine di convezione ed è funzione
della differenza tra la temperatura esterna (aria) e quella della pelle.
Il corpo umano se coperto da vestiti presenta una certa resistenza al flusso
di calore tra pelle ed ambiente esterno; essa risulta funzione diretta
dello spessore dello strato di aria trattenuto dai vestiti. C, dunque,
tiene conto dei moti convettivi dell'aria intorno al corpo e della vasodilatazione
o vasocostrizione a seconda dei casi.
Risulta :
C = KV 0.6 A (Tsk
- Tdb )
[W/m2]
(2)
K dipende da alcune proprietà come densità, viscosità
etc. dell'aria .
V è il volume dell'aria che circola intorno al corpo.
A è la superficie esterna del soggetto.
Tsk è la temperatura
della pelle.
Tdb è la temperatura
esterna dry-bulb, cioè senza umidità.
E è il tasso di perdita del calore per evaporazione (consente
di dissipare circa 0.58 kcal/g). L'efficenza della termoregolazione tramite
sudorazione diminuisce quando la percentuale di umidità dell'aria
è sufficientemente elevata (come d'estate). L'aumento della pressione
di vapore rende difficile la dissipazione di energia verso l'esterno con
conseguente accumulo all'interno.
Risulta:
E = heA (Pves
-Pamb ) Fper
[W/m2]
(3)
in cui :
he è il coefficiente
di evaporazione.
A è la superficie interessata dall'evaporazione.
Pves è la pressione parziale
del vapore acqueo sui vestiti.
Pamb è la pressione parziale
del vapore acqueo esterno.
Fper è il fattore di
permeabilità.
Il problema di definire quali sono gli effetti termici dell'applicazione
di un campo E.M. a microonde su un sistema biologico diventa, allora, quello
di individuare il comportamento del sistema termoregolatorio in seguito
ad un'esposizione E.M. e quindi di capire se l'organismo interpreti questo
tipo di riscaldamento come un innalzamento del livello del termostato ipotalamico
o come un aumento della produzione interna di calore.
Nielsen e Nielsen hanno dimostrato la equivalenza del comportamento
termoregolatorio nei due casi di riscaldamento passivo (attraverso diatermia)
e di riscaldamento attivo (attraverso esercizio fisico). L' energia assorbita
dall' organismo per effetto del campo EM viene considerata in maniera equivalente
a quella frutto della produzione metabolica. Si può introdurre,
quindi, nel modello matematico sopra considerato un nuovo parametro ARF
che tiene conto del tasso di assorbimento di energia dovuta al campo :
( M ± W ) + ARF
= ± R ± C ± E ± S
(4)
Si è osservato sperimentalmente che si hanno sensazioni di calore
sottoponendosi per 4 secondi a irradiazione nelle seguenti condizioni :
Tabella 2
335 W/m2
|
3 GHz
|
126 W/m2
|
10 GHz
|
42 W/m2
|
1000 GHz
|
Si nota che, all'aumentare della frequenza, la sensazione di calore si
avverte a potenze minori poiché il campo tende a concentrarsi in
superficie, cioè sulla pelle, dove i sensori di temperatura registrano,
con un certo ritardo temporale rispetto all'inizio dell'irradiazione, una
sensazione di calore dovuto a innalzamento del SAR locale. La sensazione
di calore è avvertita anche quando l'irradiazione cessa perché
esiste un tempo di smaltimento del soggetto.
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