Cap. 2 Effetti alle ELF e alle MW
2.1 Primi risultati sperimentali
2.1 Primi risultati sperimentali
Si vuole a questo proposito illustrare un primo risultato estremamente interessante eseguito nel 1975. L’esperimento fu condotto con l’intento di evidenziare l’effetto del campo elettromagnetico direttamente sul tessuto cerebrale e, a questo proposito, si impiegarono i cervelli di pulcini nati da uno a sette giorni prima. Il cervello, suddiviso in emisfero destro e sinistro, fu immerso in una soluzione contenente del calcio radioattivo, nella quale fu mantenuto per 30 minuti ad una temperatura di 37°C. Successivamente un emisfero fu messo da parte e conservato in un contenitore a temperatura costante, mentre l’altro, in un analogo contenitore, fu esposto per 20 minuti al segnale elettromagnetico. Si trattava di un segnale a 147 Mhz modulato in ampiezza con frequenze sinusoidali diverse.
Terminata la fase di esposizione il cervello fu lavato ed omogeneizzato, affinché si potesse fare in entrambi gli emisferi una misura esatta del calcio rimasto all’interno.
Ciò che fu fatto, in sostanza, fu caricare il cervello di calcio per poi osservare in che misura il segnale elettromagnetico potesse alterarne il flusso dall’interno all’esterno.
Naturalmente si fece una media su un certo numero di campioni e si fissò come riferimento il campione non esposto.
I risultati sono ben visibili nella figura 1.
Figura 1 - Effetto di un campo ELM modulato in ampiezza a 147 MHz sui flussi di 45Ca2+ rilevati negli emisferi cerebrali di pulcini. I risultati, in ± SEM, sono espressi in funzione dell'aumento percentuale degli efflussi di calcio rispetto alle condizioni di controllo, in assenza di campo. (*: p<0.05; **: p<0.01)
Sulle ordinate è riportato l’incremento percentuale nell’efflusso del calcio rispetto al campione non esposto, ed è possibile distinguere le diverse esposizioni, a seconda che si fosse utilizzato un segnale a 147 Mhz non modulato (U), modulato con frequenza di 0.5, 3, 6, 9, 11, 16, 20, 25 o 35 Hz. Le sbarrette verticali rappresentano gli intervalli di confidenza dei risultati e, il corrispondente livello di confidenza (p), è pari al 95% nel caso di un asterisco e al 99% nel caso di doppio asterisco.
Si riscontrò dunque un effetto evidente e significativo in corrispondenza di alcuni valori di frequenza, in particolare 11 e 16 Hz. Si mise in luce allora un comportamento quasi selettivo in frequenza, come se i cervelli fossero stati in grado di distinguere tra segnali modulati a frequenze diverse.
Prima di procedere ulteriormente, si precisa che il sistema espositivo scelto fu una cella TEM, rappresentata nella figura 2.
Figura 2
Il fatto che l’esperimento sia stato condotto a temperatura costante, nonché il fatto che l’energia ceduta al sistema fosse la stessa a qualsiasi frequenza si stesse modulando, sono una ulteriore conferma della non termicità del fenomeno.
Risultò a questo punto spontaneo chiedersi se non fosse proprio il segnale di bassa frequenza a generare gli effetti illustrati, e se quindi, sopprimendo la portante, si sarebbero ottenuti gli stessi risultati.